Capitolo I
Sono Clarence Van Buyten, e sono nato in una famiglia del ceto medio di Rotterdam.
Ho l’età di 17 anni, e amo viaggiare. Tante volte ho pensato di scappare con dei soldi, prendere la prima nave che trovavo e scappare via da casa.
Mio padre era del tutto contrario a queste mie ambizioni, insistendo sul fatto che rimanendo a casa sarei stato benissimo. Mio padre sosteneva che il ceto medio era il migliore dei ceti: non avevi l’angoscia di essere derubato, ma non avevi nemmeno il terrore della fame.
Ho studiato fino a 15 anni, poi ho fatto qualche lavoretto, per mettere da parte qualche soldo.
La sera del 27 ottobre parlai l’ultima volta con mio padre.
“Perché non posso andare per mare, padre?”
“Caro Figliolo, ricordati che il ceto medio è…” “…il migliore dei ceti perché non hai l’angoscia di esser derubato, ma nemmeno il terrore della fame, lo so, me l’hai ripetuto centinaia di volte”
Mio padre aveva 50 anni ed è sposato da quando ne aveva 30.
“Lo sai benissimo che in mare non troverai che sventura, e la Provvidenza di abbandonerà. Stai qui, a Rotterdam, e continua una normale vita. Ti trovi un lavoro, ti sposi, vivi felice con la tua famiglia, e non avrai persecuzioni né sventure, né terrore né angoscia.”
“Ma….”
“Niente ma, figlio mio, tu non metterai mai piede su una barca, eccetto quelle fluviali.”
Purtroppo quella fu l’ultima volta che parlai con mio padre. Quella tragica notte mio padre ebbe un infarto, e si spense. Passai giorni a piangere, a pensare come è stata la nostra ultima discussione, l’ultima volta che ho sentito la sua voce.
Dovetti rimanere a casa per mantenere me, ma anche mia madre.
Nonostante avevamo accumulato e messo da parte qualcosa non potevamo andare avanti in questo modo.
Sono la persona più sventurata di questo mondo: il giorno 13 settembre di due anni dopo si spense mia madre, e ancora non si sa ne il perché ne il percome.
Avevo 19 anni, i miei genitori erano morti.
Dopo circa due mesi, a ottobre, avevo un gruzzolo abbastanza abbondante da permettermi di prendere una nave e di dirigermi in Portogallo, a Lisbona.
Presi la nave per Lisbona, e dopo 9 giorni eravamo arrivammo a Lisbona.
Durante la traversata fummo investiti da una tempesta, che non causò molti danni alla nave, ma io ebbi una grande angoscia e me ne stavo rintanato nella mia cabina, a prua. Sentivo le onde che sbattevano contro la nave, un mercantile proveniente dalle bianche scogliere di Dover che stazzava 70 tonnellate e aveva un pescaggio di 5 piedi, e ogni volta che toccavano le assi di legno massiccio e scuro avevo il pensiero che si potesse divellere tutto, la nave affondare e io, morire a soli 19 anni.
A Lisbona, portai con me il capitale accumulato che era di circa 250 monete d’oro, 45 monete d’argento e una sessantina di monete di rame.
Avevo trovato una piccola casetta fuori città che potevo permettermi, un lavoro in una bottega, il cui proprietario era malato.
Col mio stipendio riuscivo a vivere, e mettere da parte qualche cosa
Dopo 3 anni avevo un capitale di 300 monete d’oro in tutto.
La bottega vendeva cibo per i viaggi in mare, io facevo il bottaio e il venditore.
Sentivo spesso i Capitani delle navi che parlavano tra loro dei commerci in Guinea e nelle isole di Capo Verde. I selvaggi dell’Africa scambiano per perline, giocattoli e cianfrusaglie simili, non solo polvere d’oro, zanne d’elefante, pelli di animali, ma anche schiavi neri che venivano poi venduti ai capitani delle navi dirette nel Nuovo Mondo, che li pagavano lautamente.
Decisi quindi di abbandonare la bottega. Il proprietario fu d’accordo visto che suo figlio aveva ormai appreso le tecniche del mestiere.
Comprai cianfrusaglie per un valore di 100 monete d’oro totale, e mi imbarcai sulla prima nave diretta sulle coste occidentali dell’Africa.
Io sono sempre destinato a sbagliare.
Nei miei viaggi non mi imbarcai mai come marinaio, ma sempre come passeggero.
Avevo conosciuto il capitano, un uomo sulla cinquantina, alto, robusto e col viso barbuto.
Dato che stavo simpatico al capitano, egli mi insegno le basi della marina: come usare un sestante, come governare una nave e come impostare una rotta.
In Guinea scambiai con dei selvaggi amichevoli perline, giocattoli, pezzi di vetro colorati per polvere d’oro, che valeva in totale 500 monete d’oro.
Intrapresi molti viaggi con questo capitano, finche non morì
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